mercoledì 21 novembre 2012

Pilates, chi era costui?

"Buondì, vorrei avere informazioni sul corso di PAILEITS".
"Salve, ho sentito che da queste parti fate PILAT'"
"Mi piacerebbe molto fare PILATS"

Eh lo so, mica ve la rendiamo facile la vita: quest'anno poi, che abbiamo anche il QI GONG (pron. CI KUNG) immagino che i pensierini verso di noi siano tutti di natura tenera e amorosa.

Ma giuro, non è colpa nostra, anzi: è proprio per evitarvi l'imbarazzo di cui sopra che abbiamo deciso di raccontarvi un po' meglio come mai questa famosa attività ginnica assimilabile allo stretching (ma molto più efficace) possiede un nome così strano.

JOSEPH PILATES (pron. Pilàtes!), si chiamava proprio così: era di origine greco-tedesca, nato a Düsseldorf nel 1883. Questo signore è stato la prova vivente che a volte la sfida contro la propria natura non è affatto persa in partenza, anzi, è molto gustosa: da piccolo, infatti, il piccolo Joseph era tutto il contrario di un atleta prestante; affetto da rachitismo, cagionevole di salute perché soggetto a febbri reumatiche, non si poteva certo immaginare che avrebbe rivoluzionato il mondo del fitness.

Suo padre era però un ginnasta di fama, e la mamma una valente naturopata. Joseph crebbe, dunque, con i concetti di "rispetto del proprio corpo" e di "metodo naturale" impressi nei geni. Il resto lo fece il desiderio di superare i propri limiti fisici e sconfiggere le malattie che lo rendevano oggetto di scherno agli occhi dei compagni di scuola e degli estranei. Un giorno si alzò, si guardò allo specchio, fece un bel respiro e iniziò un lungo percorso di riscatto, studiando culturismo, sci e tuffo. Partì - come si dice in gergo - "a testa bassa", insomma.

Nel 1912 si trasferì in Inghilterra, e durante la prima guerra mondiale si ritrovò in un campo di prigionia tedesco, dove - anziché disperarsi - mise a punto ancora di più le sue tecniche per rafforzare il fisico e, c'è da scommetterci, anche la psiche.



La grande conoscenza dell'anatomia umana, unita allo studio del movimento muscolare, lo portò a mettere a punto il metodo che assunse il suo nome, ed egli stesso iniziò a insegnare ai più grandi ballerini della storia della danza, come Marta Graham e George Balanchine.

Uno come Pilates, nato fragile come vetro e diventato indistruttibile come l'acciaio, forse doveva tutto alla sua forza interiore, che non smise mai di infondere anche nel prossimo: tra le sue ultime invenzioni ricordiamo un macchinario speciale, atto a consentire anche ai malati immobilizzati a letto di esercitarsi.



Un personaggio così, ne converrete, difficilmente poteva rimanere ignorato dalla storia.

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