venerdì 23 novembre 2012

Le interviste: 3 La ricerca corporea di Olivia Giovannini


Olivia è una ragazza minuta, apparentemente fragile per via del fisico da ballerina, ma è un’artista caparbia, decisa e sempre in discussione. “Ho iniziato a studiare balletto classico da piccola, ma il mio amore è da sempre la danza contemporanea: seguivo i corsi di Nicoletta Bernardini e avevo prove ogni giorno, ma ero felice di dedicare tutta me stessa alla mia passione” racconta Olivia. Questa pulsione che alberga nel sangue è impossibile ignorarla: “presto mi sono spostata in giro per l’italia per frequentare laboratori e seminari con Ornella D’Agostino, una ballerina che aveva un gruppo di formazione sul contemporaneo, e più tardi ho incontrato Michele Di Stefano, meglio conosciuto come ‘MK’, che è anche il nome della sua compagnia. Con il loro gruppo di ricerca sperimentale ‘Acquario’ ho iniziato una collaborazione molto fruttuosa tra Milano, Bologna e Ravenna”. Ma Olivia ha sete di approfondire, e intraprende anche un percorso universitario parallelo coerente con la sua passione per la danza: si laurea infatti al D.A.M.S. di Torino con una tesi dedicata proprio alla compagnia MK. “Questa disciplina ha cambiato la mia vita: è molto più vicina all’arte contemporanea che al teatro come molti potrebbero pensare, ed è in continua evoluzione”. Lo dimostra il successo di “Alice Mixdown”, progetto di Olivia in collaborazione con il dotato illustratore e ballerino genovese Cristiano Baricelli, rappresentato tempo fa al Teatro dell’Archivolto: “si tratta di un piccolo lavoro sul Bianconiglio, ma è anche una ricerca espressiva su movimento e relazione del corpo nello spazio. All’Archivolto mi muovevo su un palco dove però poteva sedere anche parte del pubblico; a Torino ero in vetrina, su un divano, e tentavo di catturare l’attenzione dell’impassibile Baricelli seduto accanto a me; a Roma, invece, abbiamo lavorato in un appartamento: a seconda della location anche l’opera cambia, si adatta, si trasforma.” Così come il progetto ‘P.P-P. 4.2’, che vede Olivia nei panni di un i-pod vivente: “io indosso delle cuffie e le persone possono scegliere la musica sulla quale io, poi, comincio a ballare”. Una ricerca artistica continua che Giovannini porta avanti con il progetto S.A.N., nato per questo scopo: perché danzare significa anche modificare e creare nuove dimensioni.

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