martedì 29 gennaio 2013

Il tango e le sette arti

Luci soffuse, locali fumosi, penombra; una coppia si alza dalla sedia, si pone al centro della stanza. 
Un violino intona una scala. Poi attacca. I due iniziano a danzare, stretti, concentrati. Le altre coppie, lentamente, li imitano e li circondano. 
E la milonga, ha inizio.

Brividi, eh?
C'è da scommettere che questa fosse l'atmosfera nella Buenos Aires di primo novecento.
Per motivi didattici siamo abituati a codificare il ballo attraverso passi base, e approfondire con sequenze coreografiche; ma proviamo a metterci nei panni di un tanguero del secolo scorso: tango è soprattutto passione e improvvisazione, con una sola regola: l'uomo guida, la donna segue.
Non una visione maschilista, bensì una norma di seduzione romantica, dove il conquistatore cerca di esercitare il suo fascino sulla donna, che alla fine ne deciderà le sorti.

Danzare lascia emergere tante emozioni, ma il tango è probabilmente il solo ballo veramente legato alla sfera più intima dei ballerini, inscindibile dalla pulsione, dall'emozione.
Abbracci stretti, movimenti rapidi e corti, il tango non si balla: si vive.

E il posto dove vivere il tango è la Milonga. Un concetto, non un luogo, uno stato mentale, perché una Milonga si può fare ovunque, purché sia fedele alla propria natura, e mantenga l'atmosfera.
Dal Canyengue, al tango Arraballero e al Salon, fino ad arrivare ai giorni nostri, mai tramontato, il tango è battito cardiaco, empatia profonda. Estroverso e affascinante, si presta a tutto.
Nessuno e niente resiste all'attrazione esercitata da un tango sensuale: nemmeno il rock, né la tv, né il cinema.


Nessun commento:

Posta un commento

Sii educato, scrivi correttamente, e lasciaci un messaggio! :)