martedì 11 settembre 2012

L'eredità del signor Bianchi

Gino Bianchi era un marinaio.
Un marinaio che ha vissuto la seconda guerra mondiale, un uomo che, come tanti altri, è partito per combattere lontano dal suo paese, e non si è lasciato abbattere dalle brutture del conflitto.
Si può pensare, se non si è vissuta, che durante una guerra niente abbia più un senso. E invece è proprio quando è difficile restare vivi che si apprezza ancora di più la vita e le cose del mondo, l'umanità che non ha colpa, la cultura di ogni singolo paese. Così, il Signor Bianchi, Italiano - che era già campione di Savate quando partì - nella colonia giapponese di Tien Sing, in Cina, imparò il Ju Jitsu.
Quel che non si è ancora detto, è che il Signor Bianchi era anche genovese: quando tornò nella nostra bella città, moltissimo c'era da fare. La guerra era finita, sì, ma l'Italia era rimasta profondamente ferita. I nostri concittadini e connazionali avevano un'altra guerra da affrontare, quella con la vita, questa volta. Bisognava rimboccarsi le maniche, ricostruire, fare in modo di restituire ai propri figli il futuro che era stato loro rubato.
E così, ciascuno, nel suo piccolo, iniziò a lavorare sodo, a mettersi in gioco. Per uno come il signor Bianchi, che la guerra e la morte le aveva viste, toccate, annusate, sentite urlare, quasi sembrò un nuovo inizio tutta quella fatica che lo aspettava, un regalo della vita.
Aprì così, in un quadro drammatico di dopoguerra, la sua prima scuola di Ju Jitsu, con pochi, pochissimi allievi. La sua palestra crebbe, piano piano, grazie ad allievi affascinati da quest'arte marziale, tanto che presto dovette trasferirne la sede in Via Famagosta, per stare più comodo, e lì rimase.
Il Signor Bianchi, che ormai era diventato il Maestro Bianchi, ebbe una grande fortuna, non soltanto perché aveva superato una terribile guerra, non soltanto perché era riuscito a risollevarsi con quanto, coraggiosamente, aveva imparato in quei giorni bui. Ebbe una grande fortuna, perché quando scomparve, i suoi allievi vollero razionalizzare il suo metodo, e ne fecero regola. Ogni anno, A.I.J.J., per commemorare il Maestro Bianchi, indice a Genova un torneo che porta il suo nome: fu questo umile signore che fece del Ju Jitsu quel che conosciamo oggi, quel che vedete fare ai vostri figli quando vengono da noi, quello che avete a vostra volta fatto quando eravate piccoli, e quel che fa ancora oggi il nostro Maestro Fazio, con rigore, impegno, passione e rispetto per quest'arte, e per il Signor Bianchi, che ce l'ha portata a casa.

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