New York è sempre stata un fermento di idee, novità e sperimentazioni, dovute alla grande varietà etnica che popola la città, la arricchisce e la rende quel meraviglioso
melting artistico e culturale che attira ogni giorno milioni di turisti; si va per viverla, la città, la Grande Mela, per respirarne l'afrore d'entusiasmo e di sfida.
È nei
Blocks del
Bronx, il quartiere a maggioranza etnica ispanica e afroamericana, che nasce il germe di quello che oggi riconosciamo come un marchio che passa dalla musica, all'arte, alla danza, ben preciso e codificato.
Si parla di
Block Parties già dal 1930, ma raggiungono la forma di
feste di quartiere (ma molto di più, quasi un rituale collettivo) solo negli anni '70: ad attirare le folle sono i grandi impianti sonori portatili, che i Dj
utilizzavano per competere tra loro. Il primo a isolare brani di sole percussioni (i cosiddetti
breakdown) fu
Dj Kool Herc, considerato un po' il padre del rap; successivamente, gruppi sempre più nutriti di giovani iniziarono a ballare sopra i breaks (vi dice nulla il termine
Break Dancer?) e i
Masters Of Ceremonies ("Maestri di Cerimonia" di queste feste, conosciuti ancora e solo come "
MC") a parlare sopra questi brani ritmici. Ecco nascere uno stile nuovo, che si ispira al
toasting - la narrazione di gesta di eroi - e ai
dozens, scambi di insulti in rima, unendovi passi a ritmo e con una certa
attitude ( l'immancabile
atteggiamento hip hop) sfacciata, di sfida.
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Keith Haring fu un pittore e writer considerato principale esponente della cultura Hip Hop in arti visive |
Nel ghetto la sperimentazione avanza veloce, e tutti, proprio tutti, visto il carattere corale e a costo zero di queste manifestazioni, possono apportare qualche nuovo elemento. Ecco perché al giorno d'oggi, l'hip hop ha varie forme: basti pensare al
freestyle, al
beatboxing (l'imitazione del suono delle percussioni con la voce), all'evoluzione artistica del
writing (i graffiti, per capirci: vi ricordate Keith Haring?).
Tuttavia, la
Break Dance e l'hip hop in danza rimangono
differenti e distinguibili. Per
Hip Hop intendiamo stili come il
locking, che abbina movimenti veloci delle braccia a movimenti fluidi e molleggiati sulle gambe, sempre non dimenticando l'attitude; o il
popping, che combina il funk a una rapida contrazione dei muscoli alternata a un improvviso rilassamento dei muscoli che causa una sorta di scatto (un pop, appunto) nel corpo del ballerino; talvolta, anche il
krumping, una forma leggera ed espressiva della danza hip hop nata per combattere l'aggressività e l'ansia che correvano per le strade del Bronx.
Oggi la danza Hip Hop, così come la musica che la accompagna, è stata sdoganata ed è contaminata dal pop; basti pensare a
Rihanna, una delle regine di questo genere, o a
Pink, che nasce hip hop singer e si evolve in popstar nel giro di qualche album e, perché no, anche a
Jennifer Lopez, che continua a definirsi, nonostante la virata di genere, "
still Jenny from the block", sempre la
Jenny del quartiere, la scugnizza che era da ragazza, quando danzava per le strade.
A noi l'Hip Hop piace: è un modo per sfogare in modo positivo le negatività, acquisire sicurezza, ritemprarsi di energia e affrontare con un po' più di grinta se stessi e il mondo.
Tutto sommato, è per questo che si è diffuso: per canalizzare tutto il magma emozionale che l'essere umano si porta dietro, quotidianamente, nel grigiore cittadino, e trasformarlo in pura arte.